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TESTIMONI DI SERVIZIO CIVILE: LA STORIA (FOTOGRAFICA) DI LUIGI

"Un Anno in Immagini: il mio racconto fotografico del servizio civile”, di Luigi Marmolaro, Servizio Civile, Montero (Bolivia)

 

1° aprile, 2025: presso il centro di riabilitazione di Montero, il mio collega Mateo sta usando del nastro adesivo allo scopo di legare indissolubilmente l’una con l’altra le gambe di questo gruppetto di tre ragazzini della scuola superiore El Paraiso, i quali dovranno poi percorrere nel minore tempo possibile, avanti e indietro, il diametro del salone nel quale ci troviamo: la psicologa che si intravede nella seconda foto sulla sinistra, coordinatrice di questo incontro di due ore svoltosi nella prima mattinata fredda concessaci dal finale del mese di luglio, ha scelto quanto sopra come attività iniziale, di benvenuto, di presentazione.

Difatti, questo è l’incontro di introduzione al progetto pilota di ristrutturazione delle identità maschili, il quale si è stati sviluppando e discutendo a livello teoretico-logistico negli ultimi cinque mesi. Il progetto, scelgo deliberatamente di usare questo lemma generico perché altrettanto generiche erano le indicazioni iniziali, specialmente perché dirette ad individui i quali non si erano mai approcciati né alla scrittura, né alla rendicontazione, né alla burocrazia richiesta dall’implementazione di un progetto del terzo settore, come non avevano mai avuto rapporti concreti con il terzo settore stesso, è stato scritto nella sua interezza dal sottoscritto in collaborazione con i suoi colleghi; questo, sotto forma di script iniziale, dunque per macro e micro-temi, dunque di cronoprogramma orario incontro per incontro, dunque di tutto il materiale didattico afferente agli incontri ed alle presentazioni del progetto, in loco o meno.

I nostri coordinatori d’area progettuale hanno di conseguenza lavorato e sviluppato concretamente attraverso il tessuto sociale locale il materiale da noi consegnato; per quanto le difficoltà oggettive e le strade tortuose dell’implementazione pratica in loco abbiano finalmente modificato gli archetipi e l’immagini ideali che hanno accompagnato le fasi progettuali di cui sopra, almeno il sottoscritto si è presentato al suddetto centro di riabilitazione di Montero questo martedì con un malcelato – e un po’ volgare – orgoglio, oltre al naturale coinvolgimento muscolare che di norma accompagna la fondamentale attività umana di creazione.

Per quanto mi piacerebbe relazionare ulteriormente sullo svolgimento di questo incontro, non ho presenziato direttamente alle attività successive in quanto seriamente impegnato nella riscossione di numero cinque torte destinate alla merenda congiunta ai 18 ragazzi presenti, a fine mattinata; questo perché la pasticceria in questione ha sbagliato completamente i tempi di consegna, e perché è prassi per una certa categoria di moto tassisti assicurare il passeggero della propria competenza stradale e spaziale per poi portarlo in un luogo completamente agli antipodi rispetto a quello richiesto (il pagamento, comunque, alla fine è completo ed in base a tutto il tratto percorso: anche se si sono sbagliati, la benzina costa troppo). Dal canto mio, questa ultima proposizione restituisce completamente l’idiosincrasia sacro-profana che è condizione esistenziale del civilista.

15 novembre, 2024: all’interno della piazza principale del municipio di Minero, i soggetti in foto, studenti delle scuole superiori della località di cui sopra, stanno dimostrando le loro competenze nell’uso del preservativo maschile (attraverso l’uso di un dildo in legno) in maniera tale da vincerne una decina cada uno. Malgrado le mie disattese aspettative, e malgrado l’età dei soggetti (sesto anno, 18 anni), non riscontro particolare ritrosia né timidezza da parte di ambo i sessi nel prestarsi all’attività, né al prestarsi all’essere fotografati, ed anzi l’interesse sembra generalmente genuino e dettato dalla necessità oggettiva di apprenderne l’uso e di ottenerne forniture gratuite, anonime e discrete, sotto l’egida del sottoscritto, di studenti di medicina di Santa Cruz e del personale di salute locale.

La popolazione presente, evidentemente, è stata a lungo esposta al lavoro della ONG in cui presto servizio, Etta Projects, ed a quello della società civile locale in merito ai diritti di salute sessuale e riproduttiva. Quanto sopra si riscontra anche nella quantità di domande ed interrogazioni rivolte al sottoscritto a proposito dei differenti metodi anticoncezionali e del benessere corporale intersoggettivo – la mia divisa (un gilet rosso con il logo di Etta Projects) e la mia indiscutibile fisiognomica da straniero mi concedono automaticamente lo status di dottore, la maggior parte delle volte a discapito di persone che lo sono veramente.

Tuttavia, ciò mi ha permesso di sviluppare un minimo ma funzionale breviario di prime competenze mediche, soprattutto a proposito degli sforzi anticoncezionali, che non avrei mai assunto altrimenti. Quella mattina ho camminato fino allo stabilimento capolinea dei taxi a tragitto fisso (ossia l’unica forma di mobilità pubblica interurbana disponibile in loco) che effettua servizio fino a Minero, con in mano due strutture di legno a forma di dildo, una cassa di preservativi maschili, due banner di materiale didattico sulla prevenzione delle gravidanze non desiderate e la mia macchina fotografica: fuori dagli uffici, il mio ruolo è prevalentemente di distribuzione e trasporto del materiale a disposizione di Etta, di maschera istituzionale della stessa e di fotografo, quest’ultima figura evidentemente vitale per tutte le varie ed eventuali di raccolta fondi e monitoraggio che sono chiave della quotidianità di qualsiasi attività del terzo settore, a quanto pare.

Giunto in loco in orario – e dunque troppo presto per gli standard boliviani – ho comprato un’ empanada ripiena presso il forno della piazza, mezzo litro d’acqua in busta al chiosco di legno (si apre con i denti), per poi approfittare dell’ultima brezza del mattino sulla panchina rivolta alla statua del colonnello Ignacio Warnes, la cui testa è stata esposta dagli spagnoli nella piazza del capoluogo di dipartimento come monito alla popolazione locale, in seguito ai primi fatti della guerra d’indipendenza della “Republiqueta di Santa Cruz”. Non è per eccessiva ironia che in momenti tali, mentre il vento pizzica i toborochi sovrastanti, sovvenga questo breve dilemma postosi da Marina Cvetaeva a Lacanau-Océan nel 1937: un intero attimo di beatitudine! non è abbastanza per una vita intera?

11 novembre, 2024: lo scopo del civilista, nel senso delle sue possibilità ontologiche e pratiche, è sovrapponibile all’orizzonte degli eventi. Un breve compendio assolutamente non esaustivo delle differenti attività da me/noi svoltesi, in servizio, in questi nove mesi:

  • Brasilian Ju Jitsu;
  • Creazione di contenuti virali su Tik Tok;
  • Pulizia, rastrellamento e semplificazione di sentieri escursionistici;
  • Fotografo presso primo compleanno della piccola Rafaelita;
  • Presentatore (microfonato) della giornata internazionale del diabete per come sviluppatasi presso il centro di salute San Martin de Porres;
  • Assistente di primo soccorso balneare;
  • Rilegare all’una di notte dei portadocumenti con del nastro adesivo Scotch, come da indicazioni ufficiali burocratiche locali;
  • Cuoco, caffettiere, cameriere, hostess, cavallino, cicerone;
  • Trasporto ed istallazione materiali al fine della costruzione di un bagno ecologico secco;
  • Pulizia degli uffici e degli spazi all’aperto comuni (foto di cui sopra);
  • Organizzazione d’un focolare e conseguente intrattenimento;
  • Catsitter.

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