ALBANIA: BASTA POCO PER DARE UN CALCIO AI PREGIUDIZI
Di Nadja Fusco*. Sono arrivata in Albania con una decisione dell’ultimo minuto e non avendo assolutamente in programma di ritrovarmi nei Balcani. Eccomi quindi arrivare a Fier, senza particolari aspettative ma con una grande volontà di conoscere. I miei primi, e più frequenti, incontri con gli albanesi sono stati quello con l’idraulico in casa ogni due giorni, e l’amministratore del condominio per aggiustare l’ascensore che ha deciso di abbandonarci da quando abbiamo varcato la soglia di casa e portato le valigie su per otto piani di scale. Ma eccomi spiazzata: colpita dritta in faccia dalla disponibilità, gentilezza e ospitalità delle persone che vivono qui.
Lavorando con ENGIM in questi due mesi al “Qendra Sociale Murialdo” non mi sono mai sentita quella “nuova”, lontana da loro, bensì subito accolta da sorrisi e un grande abbraccio di benvenuto attraverso i loro occhi. Ho imparato moltissime cose sia nell’ambito lavorativo che in quello umano andando incontro ai bisogni di chi mi circonda nelle mura del centro, cercando di essere sempre presente e disponibile ad aiutare chi, dall’altro lato, ha sopportato le mie richieste di ripetere sempre le stesse frasi e parole per imparare qualcosa della lingua locale per avvicinarmi un pochino di più a questa cultura. Attraverso l’esperienza al Murialdo sto avendo modo di essere più a contatto con i locali e vivere la realtà del progetto in cui mi sto impegnando in prima persona.
È interessante la possibilità di poter comprendere meglio la varietà dei progetti in cui sono impegnati i miei colleghi e molto impattante è stato sicuramente camminare per le stradine villaggio Rom di Drize, visitando anche il centro diurno con i bambini che, nonostante il freddo di febbraio, erano fuori a giocare riscaldati dal sole e che appena viste ci sono corsi incontro abbracciandoci. Lavorare con una cultura diversa non è sempre facile, la visione di alcune cose è diversa, come ad esempio le priorità nella gestione delle cose da fare; questa cosa un po’ spiazza e può essere frustrante, dall’altro mi aiuta continuamente a uscire dalla mia comfort zone e mettermi in discussione, doti che reputo fondamentali in una persona per abbracciare il mondo e, soprattutto, per lavorare nell’ambito della cooperazione. Eccomi quindi ogni giorno a mettere in discussione il mio modo schematico e diligente di organizzarmi.
La mia idea era di rimanere qui tre mesi e poi vivere un’altra esperienza, tuttavia, non sempre i programmi che ci facciamo sono quelli che si andranno a realizzare e alle volte forse non sono quelli più adatti a noi. L’idea che avevo prima di partire, ovvero quella di rimanere questo breve periodo, che già mi sembrava tanto, soprattutto in un paese che non era nelle mie mete prioritarie in cui lavorare, è mutata. Adesso la prospettiva di un’eventuale permanenza più lunga non mi sta più stretta come prima, ma la accolgo con calore e un sorriso grande, in questa città che non ha purtroppo il verde che sono solita avere attorno, anche se, per fortuna, al Centro Murialdo posso sedermi a mangiare seduta su un grande prato e respirare.
Piccolo aneddoto albanese: ciò che sicuramente mi ricorderò per sempre è osservare, ferma in macchina, le pecorelle che, con il pastore al seguito, attraversano la strada. Una volta ne ho vista anche una al “guinzaglio” sopra un marciapiede a Fier, non so perché ma queste immagini divertenti le assocerò sempre all’Albania, mettendomi a ridere dal cuore. Quindi eccomi qua, affrontato il periodo più freddo e addentrandomi nella primavera albanese che mi ha portato a fare il bagno in mare a marzo, un sogno. Per quanto mi piaccia considerarmi aperta al mondo e senza particolari aspettative, forse anch’io, come tante persone che conosco, avevo pregiudizi sull’Albania. Ad oggi, sono estremamente grata di essermi ricreduta dal primo all’ultimo.
*Studentessa del “Master Social Change School”