TESTIMONI DI SERVIZIO CIVILE: LA STORIA DI ANTONIO
Un Ufficio ed Infiniti Chilometri - di Antonio Zappa, Roma (Italia).
È trascorso un po' di tempo da quando ho finito il mio percorso di Servizio Civile Universale nella sede nazionale di ENGIM a Roma. La fine dell'anno universitario e l'arrivo del caldo cocente, in effetti, hanno fatto sì che un periodo di tempo separi la mia testimonianza dal giorno in cui quei dodici mesi sono terminati, mettendo un punto a una serie di momenti indimenticabili, di sforzi e risultati e ora anche di ricordi. Un po' per far fronte alla nostalgia e soprattutto nella speranza che questo messaggio possa spronare qualcuno nel futuro, prossimo o meno, a vivere un po' gli uffici di ENGIM da civilista, invio oggi questo segnale dalla mia personale 'Antenna di Pace'.
Forse questo segnale è un po' atipico nella sua natura. Tra un mare di testimonianze dalle sedi ENGIM di Ecuador, Colombia, Bolivia e Albania, le mie memorie invece sono collegate, infatti, a delle stanze di un ufficio di Roma, un ambiente che sicuramente non ha il fascino esotico dell'Oriente dell'Ecuador o anche solo la particolarità del contesto della Sierra di Medellín. Non si scappa: scegliere di fare il Servizio Civile Universale in Italia significa anche mettere in conto che, probabilmente, bisognerà rispondere a un dubbio, nutrito sia al nostro interno che dalle domande di chi ci sta intorno e ha una conoscenza, anche solo superficiale, dello SCU: avendo una sola possibilità di fare quest'esperienza di aiuto al prossimo, perché non sfruttarla “appieno” e svolgerla all'estero?
Durante il mio percorso, per rispondere a questa domanda io mi affidavo generalmente alla dimensione pratica, affermando che fare lo SCU rimanendo relativamente vicini a casa ti consente di portare avanti contemporaneamente altri percorsi (lavorativi, accademici...) che altrimenti dovrebbero subire una qualche alterazione o pausa. Tuttavia, una risposta più profonda e che nel mio caso ha necessitato di un tempo maggiore di maturazione è legata alla consapevolezza che lo SCU ti faccia viaggiare, all'estero, nel centro di Roma come anche a pochi passi dal luogo in cui sei cresciuto, per una quantità di chilometri interiori che farebbe impallidire qualunque traversata intercontinentale. Forse è più semplice comprendere l'immensità di questo cammino in un contesto spazialmente lontano, magari sostenendo le attività a supporto dei giovani di Medellín in Colombia o sporcandosi le mani, letteralmente, nelle attività agricole relative alle chakra dell'Amazzonia. Ma quando si lavora nella propria interiorità nessuna mano ne esce pulita, né quella del più lontano volontario né quella del più vicino civilista che opera spesso di fronte a un PC, che lavora tipicamente nella lingua che più di ogni altra sente sua e che ogni mattina, plausibilmente, percorre giusto qualche chilometro per raggiungere quel proprio ufficio di routine.
Eppure anche qui si cambia, eccome! Anche in ufficio ci si mette in gioco e si accetta di intraprendere quel percorso interiore che ti fa crescere operando. Personalmente, ho avuto l'opportunità di osservare come la paura di non riuscire a far coincidere esami e lavoro continuando a coltivare il mio benessere da fuorisede passo dopo passo ha lasciato spazio alla felicità di lavorare quotidianamente con i propri colleghi e, paradossalmente, all'ansia di andare a svolgere servizio anche per limitare lo strabordare nella mente di altre preoccupazioni, come quelle legate allo studio o i problemi del vivere ordinario! Oppure come il timore di utilizzare uno spagnolo percepito come mediocremente scolastico si sia trasformato nel coraggio di comunicare coi seguaci delle attività in Ecuador sui social oppure di buttarsi e discutere in un'ambasciata di un paese ispanofono! E, per concludere, come da sentirsi non in grado di creare un progetto a lungo termine che sia sostenibile rispettando scadenze ben definite sia stato in grado di gestire un piano editoriale di pubblicazione costante, mentre allo stesso tempo lavoravo sul codice di una micro credenziale europea o sul design dei materiali promozionali.
La lista potrebbe andare avanti ancora e ancora (e sono sicuro sarebbe stata totalmente diversa se al mio posto ci fosse stata un’altra persona con altri interessi e inclinazioni) ma il messaggio di base non cambia: maturare e capire quanto siamo incredibili aldilà dei limiti che percepiamo e che spesso nascondono la nostra immensa capacità di adattarci come tutte quelle potenzialità che aspettano solo l'inizio del percorso per essere svelate. Gli uffici di ENGIM nella vitalità di quelli che sono stati i miei colleghi, nel mio caso, hanno saputo darmi quella spinta necessaria per far si che una simile scoperta avvenisse e sono convinto che quel supporto spesso nominato nel progetto sia stato, in scala, un aiuto molto più moderato rispetto a quello che ho avuto l'onore di ricevere. Dopotutto, il Servizio Civile Universale sarebbe paradossalmente poco universale se escludesse noi stessi!
Grazie mille a tutte le persone che, unendosi una ad una nel creare questa magnifica esperienza fatta di formale lavoro come (soprattutto) di momenti di legame umano, hanno reso possibili queste parole!