TESTIMONI DI SERVIZIO CIVILE: LA STORIA DI FRANCESCO
‘’Frammenti di vita quotidiana’’, di Francesco Trombetta, Servizio Civile Universale – Tena (Ecuador)
È singolare la relazione che si instaura tra due persone sconosciute che, in un frammento di vita quotidiana, si trovano a condividere uno spazio ridotto, fianco a fianco. Uno offre il passaggio, l’altro il denaro. In alcuni casi però, si va oltre il freddo muro del silenzio e si intraprendono brevi conversazioni. Sebbene la vita di questi incontri sia effimera, non mancano di intensità e testimoniano, dal punto di vista dei conducenti di taxi, un paese alle prese con gravi problemi sociali, ambientali ed economici.
Joan mi sta portando a casa dopo un lungo giro in città. Mi racconta che viene da molto lontano, dal sud del paese, e che per una vita ha fatto il conducente di autobus. Ne parla fiero rimarcando i 35 anni passati su quel sedile. Poi però la vecchiaia l'ha stancato e ora guida un taxi e ad ogni corsa guadagna 1,25$, di notte 1,5$. Mi chiede cosa faccio qui in Ecuador.
Racconto brevemente la mia storia, sono più curioso di sentire cosa ha lui da dire. "Mi sembra che solo agli stranieri interessi proteggere la ricchezza naturale dell'Ecuador" dice. Rispondo che seppur sono arrivato da poco tempo in Ecuador, ho conosciuto diverse persone locali impegnate in questa lotta. C’è chi lotta spesso in silenzio e con mezzi limitati. Joan continua parlandomi dei tagli illegali degli alberi da legno e dell'espansione delle monocolture di cacao e di caffè. Mi racconta di quando il suo autobus dovette fermarsi per qualche ora di fronte ad un albero abbattuto con un tronco così grande che nemmeno cinque uomini potevano abbracciare. Ma il viaggio è breve, così lo ringrazio e scendo di fronte il cancello di casa.
È vero che, quando si parla di bosco primario si sottolinea sempre come sia ormai “aprovechados”, ovvero privo delle specie arboree di pregio commerciale. Ed è vero anche che le monocolture sono in forte espansione nei dintorni di Tena. Tuttavia, la maggior parte di queste appartiene a piccoli agricoltori e rappresenta la loro unica fonte di reddito. In un contesto in cui i diritti sociali ed economici non sono garantiti, è difficile immaginare che lo siano quelli ambientali.
Sono di nuovo in centro a Tena. Fermo un taxi al volo per tornare a casa. Entro ed esordisco lamentandomi del caldo e del desiderio di un po' di pioggia. Questo mio ingresso, un po' stile baretto di provincia, sblocca in Gabriel un senso estraneo di confidenza che gli incentiva la parola. Nemmeno lui è di Tena ma viene da una cittadina remota della provincia di Loja, nel sud del paese. Arrivò qui 30 anni fa. Mi racconta che un tempo pioveva forte e il mal tempo perdurava giorni interi. L'inverno, cioè il periodo delle piogge, non faticava mai ad arrivare. Ai suoi tempi il livello dell'acqua del fiume Napo, nel periodo di secca, equiparava quello attuale nel periodo di piena. "Non piove più" dice, "non piove più".
Oltre a lui tutto il paese quest'anno si è accorto che il clima sta evidentemente cambiando. Dal mese di settembre al mese di dicembre la fornitura elettrica veniva meno otto ore al giorno, vista l'impossibilità di produrla dai fiumi stanchi e prosciugati. Aspettò 15 minuti prima di chiedermi da dove venissi e che cosa stessi facendo in Ecuador, ma l'arrivo imminente a casa non dà il tempo per raccontarmi. Gli avvicino qualche dollaro ringraziandolo ed esco dal mezzo sapendo di non rivederlo mai più.
Fabian ride e mi contagia mentre mi conduce verso un balneario appena fuori Tena. È un tipo simpatico, lo si capisce da subito. Due parole per presentarci per poi finire a parlare della zona costiera dell’Ecuador. Chiedo: "com'è la situazione là?". Fabian non ci pensa due volte: alza la mano a mo' di pistola e simula con la testa lo schivare dei proiettili. Nel frattempo, guida e continua con la sua risata contagiosa. Mi dice che quelle zone sono pericolose e mi raccomanda di stare molto attento, se mai dovessi andarci. Rido anche io, un po’ sconcertato, poi lo ringrazio mentre apro la portiera e scendo dal taxi.
“Li si fa festa, si trova di tutto, alcool, droghe, donne”. Questo mi dice Lenin quando gli chiedo di accompagnarmi in centro, vicino un famoso locale di Tena. Sono colpito dalla confidenza del signore alla guida, strana da queste parti. Allora decido di proseguire quella conversazione, iniziata così bruscamente. “Lo so, oramai sono otto mesi che mi trovo a Tena” rispondo. “Lei usa quella roba?” mi chiede. “No signore, mai provata e lei?” controbatto . “Dai 15 ai 20 anni mi sono divertito parecchio, poi però ho smesso, ho conosciuto una donna e ho deciso di lasciar perdere, poi...”. “Poi?” ero ormai incuriosito dal suo racconto. “Poi siamo stati insieme sei anni fino a quando non se n’è dovuta andare via negli Stati Uniti con i suoi genitori”. “E lei?” chiedo. “Mi voleva portare con sé ma ho deciso di rimanere. Questo posto, questa terra, è casa mia”.