TESTIMONI DI SERVIZIO CIVILE: LA STORIA DI DANIEL
“CADERE IN PIEDI” di Daniel Kather, Fier (Albania)
La vita a Fier è difficile da descrivere alle persone che non la vivono. Nei sette mesi che ho vissuto qui non so quante volte ormai l’ho raccontata e ogni volta esce qualcosa di diverso. Il ritmo di questa città è come un pezzo di musica popolare albanese: il clarinetto un po’ fischiettante ti infastidisce, è troppo lento e ripetitivo, ma prima che te ne accorgi ti entra dentro e ti trovi a sorridere quando lo senti per le strade e i piedi si muovono da soli ad un passo che ormai hai nelle ossa.
Ad essere sincero non so come sia finito qui. Un anno fa stavo studiando per diventare ingegnere e in mezzo alla crisi tra un esame e l’altro ho mandato un curriculum per chiedere di andare in servizio civile in Brasile, puntando a fare una vita il più diverso possibile da quella che stavo facendo. Quando dopo il colloquio ho scoperto di essere idoneo non selezionato, ho messo quel sogno in un cassetto e l’ho lasciato stare per un po’ di tempo, tornando a fare la vita da studente senza più pensarci.
Poi un giorno mi arriva una chiamata da Federico, e io, di nuovo tra gli esami, mi trovo di fronte alla possibilità di andare in Albania per un anno, partendo solamente un mese dopo. Ora, non so quanto un italiano qualsiasi sia istruito nei confronti dell’Albania e specificamente della zona di Fier; ma per quanto riguarda me, non sono sicuro che avrei saputo posizionare l’Albania su una cartina geografica, figuriamoci Fier. La ricerca di informazioni su questo posto non fruttava molto di più, pochissimi video su Youtube, pagina Wikipedia praticamente inesistente e ancora meno video e blog di persone del posto. Un salto nel vuoto.
La mia tecnica infallibile che usavo quando da più piccolo riuscivo a fare i tuffi dagli scogli alti era di farli subito: davo giusto un’occhiata veloce all’acqua che sembrava sempre lontanissima e saltavo prima che le preoccupazioni facessero in tempo ad arrivare. Così un’ora dopo ho richiamato Federico e accettato di prendere parte al progetto.
Fier è stata da subito accogliente con me, ai bambini facevano ridere i miei capelli lunghi e il fatto che mi potessero prendere in giro senza che capissi niente; agli albanesi piaceva spiegarmi le cose che non sapevo, che fosse una parola sconosciuta o una tradizione del posto. Come spesso succede quando affronti una situazione nuova, c’è un lungo periodo in cui tutto è intriso di quel colore che hanno solo i giochi appena spacchettati. Anche i primi approcci con la comunità rom erano sempre situazioni nelle quali io mi ritrovavo a essere un osservatore e per i primi 2 o 3 mesi gran parte del lavoro consisteva nell’assorbire più informazioni possibili. Con il passare del tempo sono poi riuscito a capire che ci avrei messo molto più tempo di quello che pensassi a imparare l’albanese e ancora più a capire gli albanesi.
Dal punto di vista pratico la mia vita adesso è composta da tre giorni a settimana ad aiutare a scuola i ragazzi dalla prima alla terza elementare, un giorno a settimana a supportare una scuola per ragazzi con disabilità e un giorno in ufficio. Inoltre, con le altre volontarie, siamo riusciti a far partire un progetto tramite una raccolta fondi, che ci permette di aprire 2 o 3 pomeriggi a settimana un centro comunitario nel villaggio Rom, dove facciamo attività educative e sportive.
La verità è che raramente mi capita di staccare del tutto da questo posto. Quando studiavo per ingegneria mi ricordo che arrivavo alla sera e ogni tanto avevo paura di essermi dimenticato tutte le cose che avevo fatto in quella giornata e che avrei dovuto di nuovo ripeterle controvoglia. Qui mi succede la cosa opposta, la mente è sempre lì, a pensare a una frase che mi ha detto oggi Ergi, a quanto sta crescendo il piccolo Luksiano, al fatto che oggi Ledjon mi ha tirato meno pugni del solito o a un sorriso timido di Anaidi, Jkjb che sono riuscito a intravedere. Ogni tanto penso che anche il giorno in cui io non sarò più qui a lavorare con questi ragazzi, loro per me continueranno a esserci sempre.