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TESTIMONI DI SERVIZIO CIVILE: LA STORIA DI ELISA

“La mia giornata” di Elisa Ernandes, Lago Agrio (Ecuador)

La sveglia suona alle 7:30. Ancora mezzo addormentata, mi preparo una bella tazza di latte e caffè, il mio rituale mattutino per affrontare la giornata. La casa è già in movimento: chiacchiero un po’ con i miei coinquilini, poi prendo la bici e parto con Chiara, la mia compagna di progetto, verso l’ufficio. Sono solo dieci minuti di pedalata, ma spesso arriviamo sudatissime, un classico di Lago Agrio. Oggi, però, l’aria è più fresca grazie alle piogge notturne, e il tragitto è quasi piacevole.  

Mentre pedaliamo, veniamo accompagnate da una colonna sonora imprevedibile: almeno cinque canzoni diverse si sovrappongono, sparate a tutto volume da negozi e farmacie. Prima di arrivare a destinazione, tappa obbligata dalla nostra veci di fiducia: ci accoglie con due tortillas de yucca ancora bollenti, la colazione perfetta per cominciare la giornata con la giusta energia.  

Ieri, prima di uscire dall’ufficio, ho dato un’occhiata al calendario: oggi abbiamo una sessione informativa per persone appena arrivate nel paese, su come richiedere una visa di protezione internazionale. Essendo Lago Agrio una città di frontiera, il flusso migratorio è costante, e per molti questo è il primo luogo in cui cercano stabilità. Principalmente si tratta di persone colombiane e venezuelane che vogliono regolarizzare la loro situazione per poter esercitare i propri diritti senza ostacoli.  

Arriviamo in ufficio e c'è già gente fuori che aspetta. Li facciamo entrare e li indirizziamo nella sala d’attesa, dove una collega terrà la “charla” informativa. Mi cade l’occhio su una famiglia: genitori, diversi bambini, tutti con zaini e borsoni che sembrano contenere il minimo indispensabile. Non abbastanza per portar via tutta una vita, ma forse abbastanza per iniziarne un’altra.  

Nel retro dell’ufficio ci riuniamo rapidamente con le colleghe per definire il piano d’azione. Io e Chiara ci occuperemo della registrazione dei presenti, controllando il calendario per segnare chi si è presentato all’appuntamento e chi no. Poi lasceremo spazio a Jeanneth, che con la sua esperienza e la sua capacità di spiegare in modo chiaro e diretto guiderà la sessione informativa.  

Una persona rifugiata è “colui che, a causa di fondati timori di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova al di fuori del proprio paese e non può o non vuole avvalersi della protezione dello stesso”.  In Ecuador si considera rifugiata anche una “persona che non desidera tornare nel proprio paese perché la sua vita, sicurezza o libertà sono state minacciate da violenza generalizzata, aggressione straniera, conflitti interni, violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani o altre circostanze che abbiano gravemente compromesso l’ordine pubblico”.

La prima fase del processo è la presentazione della richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato, che avviene attraverso una domanda da inoltrare alla Direzione per la Protezione Internazionale. Questa procedura si svolge online. Successivamente verrà notificata per mail la data per assistere all’intervista, durante la quale i funzionari cercheranno di capire al meglio quali sono i motivi che hanno spinto la persona a lasciare il proprio paese d’origine. 

Dopo un certo periodo, la persona riceverà una notifica dalla Direzione che comunicherà se la sua domanda è stata accettata o meno. Se la richiesta viene ammessa, si passerà alla fase successiva, ovvero la valutazione del caso da parte della Commissione per i Rifugiati. In questo momento verrà rilasciato un visto umanitario temporaneo della durata di sei mesi, che riconosce ufficialmente la persona come richiedente asilo. Questo visto sarà rinnovabile fino alla decisione finale della Commissione.  

Se invece la domanda non viene ammessa, la persona ha il diritto di presentare un ricorso entro dieci giorni lavorativi dalla ricezione della notifica. 

Nel caso in cui il caso sia ammesso, si dovrà attendere una successiva comunicazione da parte della Commissione per i Rifugiati, che specificherà se è stato riconosciuto o meno lo status di rifugiato. In caso di esito negativo, avrà nuovamente dieci giorni lavorativi per presentare ricorso. In caso positivo, invece, verrà concessa una visa di protezione internazionale della durata di due anni, rinnovabile.  

Dopo la charla, iniziamo a ricevere le persone individualmente o per nucleo familiare nei vari cubicoli, così da garantire loro un minimo di privacy nel raccontare la propria storia e formalizzare la richiesta di asilo. Questi appuntamenti sono sempre una carrellata di emozioni: c'è chi si apre completamente, chi cerca di trattenere le lacrime, chi racconta frammenti di vita con un distacco che fa quasi più male. Noi siamo qui per aiutarli a compiere un primo passo verso la stabilità, almeno per quanto riguarda i documenti, ma spesso mi capita di uscire da quelle stanze con un senso di impotenza difficile da scrollarsi di dosso. Le strutture che regolano il destino delle persone appaiono distanti, indifferenti alla realtà di chi deve affrontarle ogni giorno.  

È ora di pranzo e oggi siamo particolarmente contente perché Doña Katty, la signora che si occupa di mantenere l’ufficio pulito e ordinato, ci ha sorpreso con delle fantastiche empanadas fatte in casa. Insieme al nostro OLP le gustiamo e organizziamo qualche attività da fare nel fine settimana.  

Nel pomeriggio ci aspettano per lo più compiti amministrativi: dobbiamo registrare le nostre attività sulle diverse banche dati e metterci in pari nel riportare i vari servizi svolti.  Al rientro a Copaiba, il sottofondo della salsa riempie il cortile: alcuni vicini stanno seguendo la loro lezione di ballo all’aperto, muovendosi con concentrazione tra passi incerti e risate.  

Per cena abbiamo deciso di cucinare tutti insieme e mangiare alla choza. Tra racconti, battute e qualche gioco da tavolo, finisce anche questa giornata e me ne vado a dormire con un grande senso di gratitudine: nei confronti della vita che conduco, delle opportunità che mi sono state date e delle persone che mi circondano. 

 

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