TESTIMONI DI SERVIZIO CIVILE: LA STORIA DI GIULIA
“AL DÍA SU AFÁN” di Giulia Radi, Montero (Bolivia)
Era un venerdì d’estate boreale quando ricevetti la chiamata di ripescaggio per essere catapultata verso l’altra parte del mondo, attraverso l’inverno australe di un pueblito ubicato in Bolivia: Montero. Avevo circa 48h ore di tempo per rispondere di una scelta che avrebbe determinato i prossimi 12 mesi della mia vita, senza sapere dove sarei finita, cosa avrei fatto e soprattutto come avrei “resistito” così tanto tempo lontano da casa e dalla mia comfort zone. D’altro canto, avevo solo questa unica chance, questo treno fermo sui binari della stazione della mia vita pronto a partire verso orizzonti sconosciuti e mete inesplorate, e all’ultima chiamata dell’altoparlante, presi coraggio, adottai iniziativa e salii su quel treno che mi avrebbe lanciato verso la direzione in cui il mio cuore vibrava.
Atterrata in Bolivia mi accorsi che sarebbe stato più difficile di quanto potesse sembrare a partire dall’idioma locale, lo spagnolo, al quale mi approcciai nel momento in cui arrivai: capii immediatamente che se volevo farmi capire e muovermi in questo nuovo spazio avrei dovuto mettere in gioco qualsiasi strategia per poter apprendere nella maniera più rapida possibile. Non solo, questo viaggio è iniziato con tanti punti interrogativi e tante lezioni da imparare, soprattutto su stessi: all’inizio mi sentivo disorientata da tutto, dai rumori caotici e gli odori penetranti diffusi per le strade, dalla presenza costante di nuove persone attorno a me, dalle mie stesse emozioni che non riuscivo a decifrare e tantomeno a gestire, dai miei pensieri ovattati da questa nuova dimensione e dagli impegni lavorativi in cui si richiedeva la mia partecipazione e il mio sostegno di volontaria del servizio civile.
Ciò che ho imparato a fare nei primi mesi di permanenza è stato praticare innanzitutto la mia pazienza, lasciare che il tempo fluisse attorno agli pazi che esploravo per poter poi coglierne i frutti maturi, osservare gli ambienti e le persone intorno a me, capire le loro gestioni e in cosa potevo rendermi realmente utile. Perché il servizio civile ti spinge in particolare a questo: a muoverti con flessibilità tra i vari progetti e le relative attività e cercare di capire dove puoi dare il tuo maggior contributo e in maniera efficace. Ti chiede di decostruire tutto l’assetto mentale con cui sei nata, cresciuta e partita, rivedere le tue priorità sia in ambito lavorativo che non, costruirti una routine a diecimila chilometri di distanza da casa tua. Ti fa comprendere che rappresenti un piccolo ingranaggio di un motore già in funzione da tempo che marcia sempre verso obiettivi nuovi e differenti e che il tuo aiuto, anche se piccolo, è richiesto e valorato per mantenere attivo tutto questo meccanismo.In questi sei mesi di servizio sono stata assegnata maggiormente all’area dei progetti di “Agua” occupandomi principalmente della costruzione dei bagni ecologici secchi nelle comunità rurali a nord del dipartimento di Santa Cruz. Si tratta di un progetto a tutto tondo, in cui si alterna la parte di ufficio con preparazione delle attività che si andranno poi a svolgere sul campo. Vivere questa realtà, a contatto con le persone locali, mi ha fatto razionalizzare molto il fatto che la presenza di sanitari è fondamentale per la salute e il benessere fisico-mentale delle persone, per la salvaguardia dell’ambiente e una migliore sostenibilità. Ciò che nella nostra prospettiva occidentale si dà per scontato, dall’altra parte dell’equatore non è esattamente la stessa cosa: non tutti hanno la possibilità di avere una struttura igienica adeguata alle proprie necessità. Pertanto le abitudini che consideriamo quotidiane ed eseguiamo automaticamente senza pensarci in quanto ormai intrinseche al nostro stile di vita, qui possono essere scarse e/o poco “allenate” e tramandate in ciascun nucleo famigliare.
L’esperienza del servizio civile mi sta dando l’opportunità di conoscere nuovi luoghi e volti, di constatare l’interculturalità molto evidente di questo paese e le forti pressioni politiche-sociali che fanno leva sulla popolazione. Infatti in Bolivia è frequente assistere a proteste per il caro-prezzi del cibo, della benzina etc… e in gran parte per questioni di natura politica; ciò può generare trambusti per le strade che vengono bloccate dagli stessi abitanti in simbolo di rivolta (i cosiddetti “bloqueos”) e code chilometriche dai benzinai che vanno congestionando il traffico. Per quanto riguarda l’aspetto culinario la Bolivia offre una ricca varietà di piatti tipici e deliziose leccornie (cunape e empanadas fritas i miei preferiti!) e ciò che mi attira di più sono i mercati ricolmi di frutta e verdura dove puoi perderti per un tempo abbastanza lungo e in cui assaporo quel ritorno alla naturalità e genuinità del prodotto che si vende e si mangia sulla propria tavola. Ciò che mi ha abbastanza colpito è lo stile di vita boliviano basato su tempi piuttosto dilatati, se l’appuntamento è alle 14.00 stai pur sicuro che non troverai nessuno a quell’ora e dovrai aspettare almeno una buona mezz’ora; il ritmo rilassato e pacato che si riscontra soprattutto nelle comunità rurali e una mentalità focalizzata sul vivere alla giornata con le proprie gioie e i propri affanni.
Qua la maggior parte delle persone lavora per potersi garantire il pranzo e la cena del giorno e questo mi fa considerare come tutto si possa riassumere nel vivere nel proprio qui e ora, nella presenza sia fisica che mentale nella dimensione spazio-temporale in cui si sta vivendo secondo le possibilità e le opportunità che abbiamo, senza trascurare ovviamente le gestioni del passato e futuro. Tutto ciò lo apprezzo e lo valoro e cerco di portarlo e praticarlo ogni giorno nella mia quotidianità.
Per concludere sono contenta di essersi immersa in questa avventura tanto esigente e allo stesso tempo profondamente gratificante sotto ogni punto di vista, fisico, mentale e lavorativo. Ogni giorno è una sfida diversa, un sapore nuovo e un colore differente, ogni giorno posso apprendere qualcosa di più su me stessa, un pezzo nuovo di questo puzzle personale che ho iniziato dal momento in cui ho cominciato a viaggiare interiormente. Mi sto scoprendo e riscoprendo, nei ricordi che affiorano, nelle ore della mia routine, nelle mie esigenze, nelle mie decisioni e nei miei sogni che hanno ali tanto grandi per volare su qualsiasi cammino scelga di intraprendere.
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